Sono testardo ma ora basta

Oggi sono ancora qui e lo devo ai medici, ma tanto alla mia testardaggine e alla speranza che ho sempre avuto.

Marzo è il mio mese. Il giorno 19 di questo bellissimo mese compio gli anni e, da quando ero bambino, aspettavo con ansia il mio compleanno perché quello è, come per ogni bambino, il proprio giorno speciale, quello in cui tutti sono contenti per te, tutti ti danno più importanza, tutti ti pensano. E il giorno 15 di marzo del 1991 di anni ne dovevo ancora compiere 16 quando, a seguito di un dolore al ginocchio destro, di notte sordo e di giorno acuto, andai alla allora USL vicino casa a ritirare il referto di una lastra fatta qualche giorno prima.

La primavera era alle porte, il sole iniziava a scaldare le ultime giornate invernali e i germogli sui platani di Roma affinché potessero sbocciare quanto prima. Volle venire anche mio padre, ma io andai per conto mio col motorino nuovo fiammante,mettendo il mio solito berretto di lana e indossando un paio di occhiali da sole. Ho dei ricordi non troppo nitidi di quei momenti, ma ho chiaro il momento in cui quel medico ci disse: “La situazione non è molto bella, io consiglio un ricovero d’urgenza”.

Non capii molto il perché, ma certo è che compresi bene che le cose erano abbastanza serie.

Uscito dalla USL, la giornata era meno bella, meno calda e sembrava come se di colpo l’inverno avesse ripreso il posto che oramai stava poco prima lasciando alla primavera e, nel tornare a tutta velocità verso casa, mi uscirono delle lacrime che non so ancora se fossero causate dal vento o da uno stato d’animo pessimo.

Di lì iniziò tutta una trafila di analisi e visite, ortopedici, oncologi e specialisti vari. Andai persino a Parigi al famoso ospedale Goustave Roussy dove mi confermarono di avere un osteosarcoma fibroblastico di 3° grado (solo il nome fa paura) e mi dissero che, se volevo curarmi, i posti erano 2: o da loro o al Rizzoli di Bologna.

Per ovvi motivi scegliemmo (di concerto coi miei genitori, essendo io all’epoca minore) Bologna, quindi ad aprile iniziammo il lungo viaggio nel famoso “Hotel Ritz” aiutati dall’allora dott. Piero Picci (oggi Professore di ricerca sempre al Rizzoli) il quale mi parlò di chemioterapia, cura che avrebbe fatto regredire queste cellule impazzite che mi causavano il forte dolore; mi parlarono di un intervento con cui mi avrebbero reciso una parte di osso e inserito una protesi denominata di KOTZ (o Campanacci & Kotz) con cui avrei potuto fare quasi le stesse cose che facevo prima. E così fu.

Il male dopo la chemio pre e post intervento scomparve, la mia camminata pian piano diventò quasi normale e i capelli ricrebbero quasi tutti.

Poi, via coi controlli periodici, fino al controllo di routine annuale e al decimo anno mi dissero addirittura che potevo smettere di farli in quanto oramai ero fuori pericolo, ma io volli comunque farlo per una mia tranquillità. Infatti, all’undicesimo“anniversario”, feci le solite lastre e le portai a Bologna, dove però un dottore mi disse che vedeva qualcosa di non troppo chiaro, pertanto mi fecero fare una biopsia a Modena.

Me ne tornai casa aspettando il risultato quando, in quel caldo pomeriggio di giugno, mi arriva una telefonata: lo stesso dottore mi di ceche il male si e’ ripresentato e che devo andare d’urgenza al Rizzoli per un ricovero immediato.

Di nuovo serie di analisi, che mio pre e post, intervento con innesto di doppia protesi femoro-tibiale, ma stavolta la camminata non è un granché e i capelli già li avevo persi per conto mio. Comunque anche stavolta è andata!

Ora, però, i controlli erano molto più frequenti e l’anno successivo videro da una tac qualcosa di non buono al polmone destro, quindi subito operato all’IFO di Roma dal prof. Facciolo, che trovò due noduli oramai necrotici. L’intervento ebbe ottimi risultati e non ci fu bisogno di fare la chemio. Beh, ora basta, no? Forse.

Purtroppo, nel 2008 mi sono preso una brutta, anzi bruttissima infezione all’arto destro tanto che stavolta il Professor Biagini non credeva che sarei riuscito a portare a casa la gamba, ma talmente mi sono intestardito che, dopo sette interventi in un anno e grazie alla Madonna che mi ha miracolato (veramente), oggi posso ancora camminare da solo senza alcun ausilio.

Ad oggi nel 2011 sono ancora qui, ho una brava moglie e un bellissimo figlio, e tanto lo devo ai medici, tanto, forse, alla mia testardaggine e alla speranza che ho sempre avuto, ma tanto lo devo al Signore che mi ha voluto graziare.

Spes ultima dea.

 

Lorenzo