La vita è la cosa più bella che ho

Sento che il futuro porterá notevoli cambiamenti nella mia vita che affronteró con sentimenti nuovi e giovani.

"Le piccole cose son quelle più vere: le vivi, le senti, e tu ogni giorno ti renderai conto che sei vivo a dispetto del tempo, quelle cose che hai dentro le avrai al tuo fianco e non le abbandoni più!" (Nek - E da qui).

Dal giorno in cui sono nata sino al 2009, anno in cui partoriì il mio ultimogenito, la mia vita e´ trascorsa nel miglior dei modi. Fortunatamente, ho avuto anche la possibilitá di autorealizzarmi sposandomi e dando alla luce quattro meravigliose creature. Alcuni mesi dopo la nascita di Luigi, l'ultimo delle mie quattro "stelle polari", cominciai a sentire l'osso della coscia sinistra ingrossarsi sempre più verso l’ interno. Però, visto che non mi causava alcun dolore non presi nes suna decisione al riguardo. Cosí passarano anni, la protuberanza cresceva, ma io continuai a escludere la possibilitá di consultare un medico perche´ avvertivo il fastidio solo nel momento in cui la coscia sinistra si appoggiava alla destra. Finché, dietro pressione di mio marito, decidemmo di andare da un medico di Villa Literno, un paese della provincia di Caserta, il quale, mi sottopose a svariati esami, fra cui una Tac, ma non riusciendo a fare una diagnosi, ci consiglió di rivolgerci al piú presto presso strutture specializzate, a Latina, Bologna, Milano, poiché quelle del territorio campano non erano all'altezza. Nel momento in cui nominò i nomi di queste tre città, mi venne un colpo, perché non potevo "emigrare" così lontano per via della mia famiglia! Così con mio marito decidemmo di affidarci all’Icot di Latina, il centro ortopedico più vicino alla nostra abitazione. Ma anche i medici del l’Icot non seppero dare un nome ed un cognome alla mia malformazione ossea. Così, ci indirizzarono dal prof. Biagini del Reparto di Ortopedia oncologica dell’Istituto Nazionale dei Tumori Regina Elena di Roma. Qui, dopo ripetuti accertamenti clinici, finalmente diedero un nome al mio problema. Si trattava di una sottoforma di Sarcoma non del tutto identificata, su cui andavano fatte altre indagini. Il professor Biagini, senza giri di parole, mi disse che sarei stata operata entro la prima meta di ottobre 2013.

Entrai in sala operatoria l´8 ottobre. Io ero arrivata quattro giorni prima in ospedale. Furono giorni terribili, di crescente preoccupazione e paura. Se anche mi sforzavo di pensare positivamente, ero terrorizzata dall’idea di non poter piú camminare come prima o, peggio di dover affrontare il resto della vita su una sedia a rotelle. A volte ero furiosa e mi sfogavo con mio marito, cosicché lui mi tranquillizzava, dicendomi: "vedrai, che starai bene e un giorno, quando tornerai alla tua vita di sempre, ti sentirai meglio di adesso!" Quel contrastare le mie paure mi dava la speranza di credere che un giorno sarebbe stato di nuovo "di blu dipinto di blu e felice di stare quassù!". Insomma, quando ti trovi in quei nel letto dell’ospedale sei preda di tante emozioni e, anche se sei forte, non sai controllarle perché ti fai prendere dal panico e dal nero che vedi davanti ai tuoi occhi. L'emozione più bella, però, è sicuramente quella dopo l'operazione: quando vedi che il tuo "io" giace ancora tra le strade di questa terra! Perché l'importante è esser vivi, poi il resto, come cantava il Califfo "è noia!" Arrivò quel fatidico martedì dell'operazione. L'intervento duró 12 lunghisime ore, andò a buon fine. Rimasi in ospedale di 18 giorni, durante i quali vi fu un via vai di parenti e conoscenti. E' bellissimo quando chi vuoi più bene ti sta accanto constantemente e, infatti, il vero amore lo si vede nel momento del bisogno: i fiori e le rose sono l'effimera espressione del senso della vita. L’esame istologico e altre indagini seguite all'operazione permisero di indivuare bene la mia patologia: condrosorcoma periferico emibacino sinistro (branca ileo-pubica). L'equipe medica-ospedaliera è stata molto rigorosa nei miei confronti e quindi, un ringraziamento speciale va ai medici, agli infermieri e agli operatori socio sanitari dell'IFO. Per quanto attiene me, il 27 novembre 2013, feci una visita di controllo, sempre all'IFO, e il medico mi disse che potevo già iniziare a muovermi, ovviamente con l'aiuto delle stampelle. Sembrò come mettere per la prima volta piede sulla luna! Un passo veramente emozionante per tornare alla vita d'ogni giorno. Certamente do il tempo al tempo, per riprendermi nel miglior dei modi possibili. E sento che il futuro porterá notevoli cambiamenti nella mia vita che affronteró con sentimenti nuovi e giovani.

 

 

Clementina